Euregio – Luogo del Mese: Malga Jagdhaus

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Malga Jagdhaus

di Andreas Eppacher, Presidente del Consorzio allevatori

 

Il team dell’Euroregione è andato a trovare la malga Jagdhaus nella valle Defereggen nel Tirolo dell’Est, la malga più vecchia dell’Austria e patrimonio culturale. L’aspetto transfrontaliera di questo posto unico si esprime nel diritto di pascolo e di caccia esclusivo da parte di contadini altoatesini su territorio austriaco – e questo da oltre 800 anni.

Storia

Malga Jagdhaus oggi rappresenta certamente un notevole esempio di cultura rurale. I primi documenti scritti risalgono al 1212; la Jagdhausalm è citata in un atto del vescovo Corrado di Bressanone. A quel tempo esistevano sei edifici, che in dialetto vengono chiamati “Schwaighöfe” (malghe), costruiti l’uno accanto all’altro in località Jagehusen nel distretto di Schwarzach. Nell’atto è previsto che queste malghe versassero annualmente al principato vescovile di Gurk un tributo di 10 marchi, senza tuttavia menzionare diritti di proprietà del principato vescovile sulle malghe stesse. Anzi, sembra che la proprietà fosse stata riconquistata dai Signori di Tures. In nome dei Conti del Tirolo l’autorità di Tures amministrava l’intera proprietà (giustizia e diritti territoriali). Nei documenti contabili della prima metà del XIV. secolo è citato lo “swaigario de Jagehausen”. Nel 1315 i precedenti Signori di Tures ne avevano ceduto la proprietà ai Conti del Tirolo. Per gli anni 1321, 1326 e 1338 viene confermata la fornitura annuale di frumento pari a 5 Schaff (unità di misura per cereali simile al moggio, corrispondente a circa 90 litri), che per malghe situate a una simile altitudine era indispensabile.
Nel registro delle imposte del 1406, valevole per l’intero Tirolo, tuttavia le malghe risultano già annotate come alpeggi e rimasero tali anche in seguito. Un antico documento è stato rinvenuto presso la casa Egitz a Molini di Tures. Risulta redatto nell’anno 1449, il giorno della festa dell’Assunzione di Maria, per regolamentare l’uso del pascolo per i buoi. Poiché si erano verificate tensioni e malintesi al riguardo, nel 1539 fu redatto il „Jaghaus Brief“ . Secondo questo documento, molto dettagliato, oltre ai proprietari dei pascoli e delle baite altre 48 persone avevano il diritto di condurvi il bestiame, ma solo passando per la valle Affental.

I contadini erano continuamente in lite sia per lo sfruttamento permanente sia per i confini dei prati d’alta quota. Quindi nel 1741 fu raggiunto – mediante sorteggio – un compromesso fra i 17 proprietari degli alpeggi di Jagehausen. A questo scopo la malga bassa vecchia e la malga bassa nuova furono divise in 17 lotti ciascuna, in modo che ognuno dei proprietari ricevesse un parte della malga bassa vecchia ed una parte della nuova. Chi nella malga bassa vecchia aveva ricevuto il lotto più lontano dalle baite, in quella nuova aveva diritto al lotto più vicino alle baite.
Infine fu concordato il diritto di passaggio sul lotto sia per la concimazione sia nel caso in cui il fieno non fosse ancora tagliato e che a tutti i suini dovesse essere applicato un anello al naso in modo che non potessero arrecare danni. 
In seguito a questo accordo si rese necessario l’ampliamento della cappella della malga, perché a Jagdhaus potevano soggiornare fino a 40 persone. L’ampliamento fu realizzato nel 1744 dal decano Zephyris di Tures. Il decano Seyr fece realizzare un ulteriore ampliamento nel 1834.

I contadini dovettero impegnarsi a non tollerare la presenza di donne sull’alpeggio, in modo da garantire moralità e ordine. Il curato di Riva diceva la S. Messa ogni due settimane, ricevendo in compenso del burro. Egli raggiungeva la Jagdhausalm il giorno prima e partiva il giorno successivo. Ciò nonostante molti malgari la domenica scendevano verso Riva di Tures (3 ore) oppure verso St. Jakob in Defereggen (4 ore) per andare alla messa e poi fare una puntatina all’osteria. La Jagdhausalm ancora oggi fa parte della diocesi di Bolzano-Bressanone.

Malga Jagdhaus ai giorni nostri

La Jagdhausalm, una delle malghe più antiche di tutta l’Austria, situata in cima alla Defereggental nel Tirolo Orientale, per via del suo aspetto spesso è definita “Piccolo Tibet”. L’alpeggio si raggiunge dal territorio italiano attraversando la Valle di Riva passando dal Passo di Gola (strada costruita nel 1970) oppure dalla Defereggental. La Jagdhausalm, il cui punto più basso si trova a una quota di 2000 m s.l.m., ha una superficie di pascolo di ca. 700 ettari. Nel periodo dal 25 giugno al 15 settembre in media vi pascolano 340 bovini, soprattutto animali giovani, e 70-80 pecore. 
L’alpeggio, che si estende complessivamente su una superficie di 1.745 ettari, attualmente è di proprietà di un consorzio di allevatori di cui fanno parte 15 soci, tutti altoatesini. I proprietari venivano chiamati “proprietari dei Kasten”. Il termine “Kasten” indica probabilmente i prati delimitati da muretti a secco che un tempo facevano parte delle malghe. Nel corso degli anni i diritti di proprietà sono mutati. La malga è composta da 16 baite, di cui due appartengono a un solo proprietario, quindi gli allevatori che fanno pascolare il bestiame sono complessivamente 15. I diritti di pascolo sono suddivisi in cento ottavi. Per ogni ottavo gli allevatori possono far pascolare 3 bovini e 5 pecore. I vitelli che hanno meno di un anno vengono calcolati la metà. Quattro allevatori sono proprietari di 8 ottavi, un allevatore possiede 7 ottavi, otto allevatori possiedono 6 ottavi, uno ne possiede 5 e altri due ne possiedono 4 ciascuno.
Attualmente questi allevatori costituiscono un consorzio fondato nel 1970. Sessant’anni fa alla Jagdhausalm erano presenti fino a 40 persone, il cui compito era quello di mungere circa 100 mucche. Tutto il latte veniva utilizzato per produrre burro e formaggio. Oggi vi lavorano quattro pastori, un pastore di buoi con aiutante, un pastore di manze, un pastore di vitelli e una malgara, che gestisce anche il punto di ristoro. 
Secondo l’ordine prestabilito ogni anno due allevatori sono responsabili dell’alpeggio. Compete loro assumere i pastori e gestire i vari compiti previsti per il funzionamento della malga.

L’agglomerato di baite

Il minuscolo villaggio formato dalle 16 baite in pietra si integra perfettamente nel paesaggio alpino ed è unico nella sua forma in tutto l’arco delle Alpi orientali. Il motivo per il quale le baite sono costruite in pietra è semplice: al di sopra del limite boschivo il legname da costruzione doveva essere fatto arrivare dalla valle. L’alternativa più immediata era costruire con le pietre che sul luogo erano disponibili in grande abbondanza. Le baite sono costituite da un fienile adiacente alla cucina, nella quale vi era il focolare a fiamma libera, su cui si prepara tuttora le pietanze. I pastori hanno generalmente a disposizione un’unica stanza da letto, la cosiddetta “Kammer”. Le piccole baite interamente costruite in pietra (compreso il tetto) fungono da cantina per la conservazione dei formaggi, che un tempo erano prodotti in grande quantità. L’insieme delle baite che formano la Jagdhausalm emana un’atmosfera del tutto particolare.

Gestione

Attualmente circa 7 ettari di prato sono utilizzati per il taglio del fieno. Ogni allevatore ne falcia una striscia. La Jagdhausalm, che ha ottenuto la certificazione da parte dell’Autorità del Parco nazionale, negli anni scorsi ha investito moltissimo in manutenzione e ammodernamento dell’alpeggio. Nel 2008 ha realizzato una propria centrale elettrica e un nuovo muro a secco lungo circa 200 m. Nel 2010 è stato realizzato il collegamento all’acqua potabile e nel 2012 un impianto per le acque reflue, ponendo così le basi per il risanamento delle baite in pietra. Va ricordato a proposito che i proprietari dell’alpeggio possono contare sul sostegno del Parco nazionale Alti Tauri e della Giunta provinciale, senza il quale investimenti di una tale portata sarebbero irrealizzabili. Le baite sono sotto la tutela dei beni culturali e questo, secondo il presidente della Jagdhausalm, Andreas Eppacher, non facilita il lavoro.

Transumanza attraverso il valico

Il bestiame viene ricondotto in Sudtirolo superando il passo. Di solito i 50 capi di bestiame esterno scendono dalla malga il 15 settembre, mentre il bestiame rimanente – a seconda delle condizioni meteorologiche – vi resta anche fino a ottobre inoltrato. I vecchi contadini raccontano, che in primavera – dopo che il bestiame era stato portato in malga – a volte ritornava la neve e gli animali dovevano essere ricondotti a casa attraversando di nuovo il passo perché non trovavano erba.

La questione del confine

In passato passare il confine non era semplice, bisognava avere con sé un documento di identificazione. Questo era una complicazione per i contadini, che magari salivano alla malga soltanto per falciare il fieno. Al momento del ritorno del bestiame dall’alpeggio l’attraversamento del passo richiedeva una procedura particolare. Ogni animale veniva registrato singolarmente e visitato dal veterinario in modo da poter escludere il contrabbando di bestiame. 
Questi controlli meticolosi raggiunsero il loro poco glorioso culmine quando fu sequestrata la croce, portata lassù dal Sudtirolo per un contadino deceduto in malga. 
Il controllo e la gestione di epizoozie un tempo non era agevole, quindi era bene fare molta attenzione. La transumanza di fatto rappresentava l’importazione ed esportazione di animali in un altro Stato. „Fortunatamente la situazione è migliorata notevolmente con l’ingresso nella Comunità Europea”, constata il Presidente Eppacher.

Particolarità

La cappella fatta costruire dal decano di Campo Tures affinché alla malga regnassero “moralità e ordine” rappresenta certamente una particolarità del villaggio. L’altare è decorato con una rappresentazione della Jagdhausalm sovrastata da un’immagine della Madonna. Sembra impossibile, ma poiché la Jagdhausalm faceva parte dell’ambito pastorale, un tempo il parroco saliva fin lassù una volta alla settimana per dire la S. Messa. Questo avveniva ovviamente in un passato lontano, ma ancora oggi una volta all’anno a Malga Jagdhaus si celebra la S. Messa. 
Nascosto sopra il villaggio vi è un piccolo lago perfettamente circolare, simile a un occhio di pavone, un vero gioiello naturale. 
Unico dal punto di vista forestale e naturalistico è anche il bosco di cirmolo più esteso e compatto delle Alpi orientali, situato fra la Jagdhausalm e la Oberhausalm, di cui il Tirolo Orientale va particolarmente fiero.

Le sfide del futuro

Secondo il Presidente Eppacher il problema maggiore è la carenza di personale qualificato per il lavoro in malga. „È necessario saper lavorare con il bestiame e anche essere disposti a imparare,” sostiene Eppacher. Un altro problema di fronte al quale si trovano anche molte altre malghe del Tirolo è il rimboschimento dei pascoli, che certamente va contrastato. „Negli anni a venire dovrà essere posto l’accento su interventi di cura, per i quali finora non si era trovato il tempo,” conclude Eppacher.

Ulteriori Informazioni

Contatto:

Andreas Eppacher, Presidente del Consorzio allevatori

t: +39 340 1501125 o. +39 0474 672508

e: info@niederunterer.com

 

Ascesa:

1) Alto Adige – Valle Aurina: da Riva di Tures, circa 3 ore via il parcheggio malga Knutten

2) Alto Adige – Valle di Anterselva: verso il Passo Stalle, circa  2 ore via il parcheggio malga Oberhaus

3) Tirolo dell’Est – Valle Defreggen: verso il valle Arven, circa 2 ore via il parcheggio malga Oberhaus

 

Valich:

Klammljoch (2288 m), al Val di Tures / Val di Knutten, Rotenmannjoch (2886 m) alla baita Lenkjöchlhütte, Rotenmanntörl (2997 m) alla baita Reichenberger Hütte o baita Clarahütte, Schwarzes Törl (2941 m) alla baita Reichenberger Hütte o Clarahütte, Roßhornscharte (2916 m) alla baita Barner Hütte

 

Le prossime cime:

Rötspitze (3495 m), Daberspitze (3403 m), Totenkarspitze (3133 m), Arventalspitze (3083 m), Hörnle (2744 m)

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